"In questi giorni in cui la 'situazione' viene considerata così importante nella scrittura."


SHILOH RICHTER

Molti anni fa, lo studioso Tom Quirk mostrò come F. Scott Fitzgerald, mentre scriveva Il grande Gatsby (1925), fosse stato influenzato e/o plagiato dagli scritti di Willa Cather. Lo stesso Fitzgerald dovette ammetterlo di fronte al successo del suo romanzo. In particolare, il fatto di essere stato così profondamente colpito da ciò che lei stava attingendo credo che volesse anche conoscere e presentare quell'ardore femminile che Willa era in grado di emanare dalla pagina. Quirk scrisse: "Willa Cather aveva scritto a Fitzgerald della sua ammirazione per Gatsby nella primavera del 1925; l'autunno successivo avrebbe iniziato a scrivere quello che alla fine considerò il suo romanzo migliore, La morte arriva per l'arcivescovo (1927)".

Il 28 aprile 1925, 99 anni e mezzo fa, in quella lettera attenta e coscienziosa al giovane Fitzgerald, espresse in modo articolato quella che ritengo essere "la cosa da desiderare": l'essenza della sua scrittura, "il compimento devotamente auspicabile", in cui l'effetto dell'Essere che può essere conosciuto del femminile poteva essere messo sulla pagina con grande attenzione, in modo tale da tradursi in esperienza e quindi realizzare nella coscienza ciò che di straordinario, di estremamente bello È. Gli scrisse:

"Tante persone hanno provato a dire la stessa cosa prima che tu o io ci provassimo, e nessuno l'ha ancora detto. Immagino che chiunque sia mai stato travolto dal fascino personale cerchi in qualche modo di esprimere il suo stupore per il fatto che l'effetto sia tanto maggiore della causa, e alla fine tutti ricorriamo a un vecchio espediente e scriviamo dell'effetto e non della bella creatura che lo ha prodotto. Dopotutto, l'unica cosa che si può dire della bellezza è quanto duramente ne siamo stati colpiti. Non è così?"

In quanto Essere che scrive – senza una carriera esteriore – che emana esclusivamente dall'Essere – ciò che mi ha interessato è ciò che Quirk ha scritto in seguito – ciò che Willa ha accennato in questa nota e poi ha approfondito nella sua scrittura: la sua opera successiva “sarebbe stata scritta, avrebbe ricordato qualche anno dopo, nello 'stile della leggenda', la cui essenza è 'toccare e trasmettere con leggerezza'. Un metodo così creativo sarebbe stato una 'sorta di disciplina', scrisse, 'in questi tempi in cui la 'situazione' è considerata così importante nella scrittura'”.

Lei vide come farlo.

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